Tpp Ttip e grani antichi

Federico e Mirko sono in viaggio con Ecomulo in groppa a Giovanni e Paolo, in compagnia di Roselenia e Claudio. Cosa c’entrano con loro 9 cose da sapere su TPP e TTIP e 1 sui grani antichi?

 

 

Cosa sono il TPPe il TTIP?

Il TPPe il TTIP sono due trattati economici per negoziare dazi doganali Usa. Il TPP, Trans Pacific Partnership o Trattato di libero scambio, guarda dall’America verso il Pacifico. Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, più comunemente Trattato transatlantico guarda dall’America verso l’Europa. Al centro stanno dunque gli USA

Segretezza del TPPe del TTIP

Le trattative per la redazione del trattato TPP sono rimaste segrete per molto tempo dei 6 anni impiegati per arrivare alla ratifica del 4 febbraio 2016. Quelle che riguardano il TTIP lo sono ancora

Quali sono i paesi coinvolti nel TPP Trans Pacific Partnership?

America, Giappone, Australia, Brunei, Canada, Cile, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam, che insieme fanno il 40% dell’economia globale. L’accordo potrebbe presto estendersi anche a Colombia, Filippine, Taiwan e la Corea del Sud. L’accordo di libero scambio TPP, ratificato il 4 febbraio 2016, ha dato vita a un nuovo blocco commerciale attraverso la riduzione delle tariffe doganali tra i paesi coinvolti. È stato il successo dell’amministrazione Obama. Il TPP è la sintesi di una strategia economica di lungo periodo elaborata dagli USA, per contenere i Paesi dal Pil galoppante come quelli dei BRICS, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Gli USA vogliono contenere la Cina nei mercati globali, trovando nel Giappone un ottimo alleato. Dopo la firma del TPP Obama ha dichiarato: “Non possiamo lasciar scrivere le regole dell’economia globale a Paesi come la Cina”

Cosa succede con il TPP?

Intanto v’è da ricordare che il TPPsi aggiunge al Nafta, l’accordo della stessa natura siglato tra USA e paesi del Sud America nel 1994. I membri del TPP potrebbero introdurre il salario minimo e abolire le pratiche scorrette nel mondo del lavoro. Potrebbero agire sulle leve della svalutazione monetaria concordata, per favorire le esportazioni di merci tra i rispettivi paesi. Inoltre, le regole condivise riguardano anche le modalità di sviluppo internazionale di aziende, per esempio farmaceutiche e automobilistiche, e/o controllate dai singoli Stati. Un particolare, questo, che lascia la porta aperta all’ingresso della Cina nel TPP ma alle condizioni dettate dai sottoscrittori dell’accordo, primi tra tutti USA e Giappone. In teoria, l’accordo economico è stato giustificato anche per la tutela delle specificità produttive dei singoli Stati ma non è difficile immaginare il potere di controllo imposto dalle multinazionali, sulla circolazione delle merci e sulle caratteristiche di queste merci. Lo vedremo dopo

Quali sono i paesi coinvolti nell’accordo TTIP Transatlantic Trade and Investment Partnership?

Con il TTIP la faccenda si complica. In premessa c’è da ricordare le due grandi manifestazioni svolta a Roma il 7 maggio, seguita a quella di Berlino di pochi giorni prima. Con la ratifica del TPP gli USA hanno concluso la messa in opera della loro strategia geo-economica in Oriente. Sul versante Atlantico le cose sono più complicate, perché i paesi coinvolti sono gli USA e una Unione di Stati su base Economica, cioè l’UE e non Stati singolarmente presi. Naturalmente, il TTIP non è ancora stato ratificato ma è oggetto di trattative complicate dalle vicende europee. La Brexit e la Grexit sono due aspetti della stessa medaglia, uniti dall’allentamento del Trattato di Schengen e l’innalzamento di nuovi muri e barriere. Oggi le barriere sono solo per gli uomini, i migranti, ma domani il libero accesso potrebbe essere interdetto anche alle merci.

Cosa succederà con il TTIP?

Il Trattato Transatlantico darebbe vita all’area di libero scambio più grande del pianeta, in continuità con il TPP passando per gli USA. Un’area pari a circa il 40% del pil e il 30% del commercio globale. L’accordo TTIP, anche in questo caso, prevede la riduzione di tasse e dazi doganali tra USA e UE. Ad oggi sono del 3/4%. Oltre all’abbattimento delle barriere, il TTIP si propone di definire standard sanitari e di sicurezza comuni, regolamenti identici per la tutela della proprietà intellettuale, tutela per gli investimenti esteri, regole comuni di partecipazione agli appalti pubblici. Qualche esempio a partire dalle industrie di automobili. Gli stessi standard di qualità e di sicurezza ridurrebbero del 20% i costi delle auto. Oppure, tutte le compagnie aeree dei paesi coinvolti potrebbero coprire tratte interne dei singoli paesi, con conseguente aumento della concorrenza e dei posti di lavoro. Stesse valutazioni riguardano il settore della produzione farmaceutica. Attualmente, i farmaci statunitensi non possono essere venduti in Europa e viceversa.

Quanto si risparmia e si guadagna con il TTIP?

Le stime fatte finora prevedono guadagni aggiuntivi fino a 187 miliardi di euro per l’Ue e 126 miliardi di dollari per gli Stati Uniti. I potenziali risparmi per ogni famiglia europea potrebbero essere di oltre 500 euro l’anno

Chi è contro il TTIP?

Diversi paesi UE sono molto guardinghi rispetto al trattato. Il momento non è ideale. In Gran Bretagna è messa seriamente in discussione la permanenza nell’UE, la Grecia non ha ancora risolto i suoi gravi problemi finanziari, la Francia invoca tutela per le proprie specificità culturali, l’Italia quelle per le produzioni agroalimentari. In questo settore le regole sono già state imposte dal TPP, che coinvolge paesi verso i quali l’Italia già esporta prodotti di qualità. Dal testo del Trattato TPP, infatti, si capisce che uno o più paesi aderenti possono opporsi al riconoscimento di singoli prodotti a indicazione geografica controllata. Un precedente pericoloso che può minare la tutela delle eccellenze agroalimentari europee, insieme a quelle italiane, anche nei futuri accordi commerciali previsti dal TTIP. Il riconoscimento e la tutela delle Indicazioni Geografiche sono punti chiave del negoziato, direttamente collegati alla trasparenza delle informazioni rivolte al consumatore statunitense, spesso vittima di informazioni fuorvianti al momento dell’acquisto

Considerazioni sul TTIP e TPP

Gli americani hanno capito che il TTIP sarà storia lunga ma non hanno fretta. Come accennato, il TTIP riguarda gli USA e UE e fa parte di una strategia geo-politica statunitense di lungo periodo. Se uno dei singoli Stati uscisse dall’UE sarebbe anche libero dal TTIP. Se la Bretix avrà successo, la Gran Bretagna sarà libera di negoziare direttamente le sue condizioni per aderire al TTIP, senza passare per l’UE. Sarebbe meglio anche per gli USA negoziare con i singoli Stati, mandando in soffitta il Trattato UE. I sostenitori del TPP e del TTIP invocano il miglioramento delle condizioni di lavoro e della tutela della qualità delle merci e della sicurezza ma l’esperienza insegna che queste condizioni, sia pur auspicabili, sono piegate agli interessi delle multinazionali, che impongono l’omologazione dei prodotti a livello globale senza nessuna tutela per la dimensione locale. Anche per il miglioramento delle condizioni e l’espansione del lavoro si può eccepire. Ciò che migliora e si estende a queste condizioni è il lavoro precario e fatto oggetto di scambio tra le multinazionali. Ha ragione Obama ad affermare che le condizioni dell’economia globale non possono essere imposte da paesi come la Cina ma se i Trattati come quello dell’Unione Europea sono stati in passato utili, adesso sono pensati a uso e consumo del capitale finanziario globale, e non va bene

Cosa c’entra Ecomulo con il TPP TTIP e grani antichi?

Il viaggio di Ecomulo a sostegno dei grani antichi si inserisce, sia pure in una dimensione molto locale, nella dinamica globale dei trattati TPP e TTIP. Non è solo un problema di valorizzazione e tutela delle specificità locali, e in Sicilia ne abbiamo moltissime link siciliare, ma di libertà dal capitale finanziario globale che vuole imporre a tutti buone (formalmente) merci ma omologate e uguali per tutti. È bello essere globali ma non per trovare dappertutto nel mondo la Coca-cola o la Nutella o le merendine Nestlé, per non parlare, appunto dei semi di grani Monsanto, e più nessuna produzione locale

La crisi europea, tra Ttip, Ue e Nato

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